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eserciti, senza i quali sarebbe stata follia l’intraprendere cosa alcuna contro la dominazione straniera, il napoletano ed il sardo erano affezionatissimi alla forma monarchica, e non l’avrebbero scambiata colla repubblicana, se non vi fossero stati costretti. — L’Europa d’altronde non lo avrebbe concesso; e gli italiani cominciarono a travedere, che le dichiarazioni e le proteste repubblicane dei nostri emigrati politici erano in gran parte la cagione della diffidenza che l’Europa manifestava verso di noi, e del poco conto in cui ne teneva.
L’unico scopo a cui tendevano tutti gli italiani, era il costituirsi in nazione indipendente; e tutto ciò che facilitava il compimento di questo voto era da tutti accettato senza discussione e con trasporto.
Un fortunatissimo concorso di circostanze contribuì alla nostra salvezza. — L’avere sul trono di Francia un amico fedele, che conosceva l’Italia, e sapeva che cosa si poteva sperare, anzi aspettarsi da essa quando fosse pervenuta a rompere le sue catene e a costituirsi in nazione. — Questo amico sapeva altresì che l’Italia, ridotta al misero stato in cui l’avevano precipitata, e la mantenevano i suoi dominatori, non poteva muovere il primo passo verso l’indipendenza senza l’aiuto di una nazione già costituita, sviluppata e forte. — Questo aiuto iniziatore egli era in grado di darnelo, ed avea deciso che non ne mancherebbe. — L’avere alla testa di buona parte dell’alta Italia un re liberale, irremovibilmente schiavo della propria parola, animoso, risoluto ed onesto. — L’avere questo re alla direzione de’ suoi consigli un ministro come il conte dì Cavour, sagace e destro maneggiatore delle cose politiche, divoto alla salute della patria italiana, che seppe apprezzare le generose intenzioni ed il genio politico dell’imperatore Napoleone, come aveva saputo apprezzare il sincero amor patrio del re Vittorio Emanuele, e come egli medesimo era apprezzato da quei due; che sapeva persuadere e dirigere gli italiani di tutte le provincie d’Italia e di tutti i partiti. Intorno a Cavour si stendeva un’atmosfera di fiducia, tutta nuova per gli italiani, che da tanti secoli erano avvezzi a diffidare e a sospettare di ognuno. — Cavour fu l’anello che legò vicendevolmente Napoleone e Vittorio Emanuele, e questo all’Italia; Cavour fu l’iniziatore della spedizione sarda in Crimea, l’inspiratore del congresso di Parigi, ove per la prima volta i diritti degli italiani furono discussi seriamente, e finalmente riconosciuti. — Cavour aveva fuso gli ita-