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tere e prendeva a reggere la più possente e la più energica fra le nazioni europee. — Una segreta alleanza fu giurata fra l’imperatore dei Francesi, e il re Vittorio Emanuele, sotto la ispirazione del conte Camillo di Cavour. — Ma ciò non sarebbe bastato, se una radicale alleanza non avesse composto in un sol corpo e in una sola volontà gli Italiani tutti. — Cavour si fece capo di una nuova scuola politica in Italia. — Egli fece brillare agli occhi degli Italiani queste verità semplici ed incontestabili: per conquistare la indipendenza e la libertà è necessario esser forti; e la unione può solo creare la forza.

Questa così ovvia verità fu prontamente afferrata dagli Italiani, che l’accettarono e la confessarono da quel momento in poi come un dogma, cioè con fede religiosa. — Tutto il passato apparve allora agli occhi nostri sotto un aspetto tutto nuovo. Le nostre sventure più non furono da noi imputate nè ad una sorte avversa e capricciosa, nè al tradimento di chi doveva guidarci. — La vera e patente origine delle nostre incessanti sciagure era appunto il difetto di unione e di unità di vedute, di scopo e di azione. — Sembrava che la segreta cagione dei nostri rovesci ne fosse stata tutto ad un tratto rivelata; e da quel momento in poi ogni gara, ogni rivalità, ogni differenza di opinioni, di tendenze, di gare politiche, fu condannata come delitto verso la comune patria. — Nessuno tentò più di volgere a suo talento gli avvenimenti che si succedevano, e una cosa sola si volle considerare: quale fosse la volontà della maggioranza degli Italiani. — Questa volontà non trovò più oppositori. — Anche i partigiani dell’assolutismo repubblicano di Mazzini sospesero la crociata bandita dal loro maestro contro ogni forma di governo che non fosse repubblicana. — La forma di governo che sarebbe più accetta al maggior numero degli Italiani, quella che sembrerebbe più atta a tenerli tutti uniti, e a crear loro interessi comuni, quella che all’Italia susciterebbe il minor numero di nemici possibile: quella sarebbe la forma di governo contro cui nessuno ardirebbe protestare. — E quando si parlava in tal modo, già si sapeva che la forma di governo necessaria al dì d’oggi era la monarchica. — Alcune città delle Romagne e della Lombardia avrebbero accettata la repubblica di buona voglia, quando questa fosse stata l’oggetto della preferenza di tutta Italia; ma i due principali Stati italiani, quelli che disponevano di