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scelleraggine, che mai non aveva abbandonato nessun membro della iniqua sua razza.

I liberali si divisero gli animi di quei sovrani, e si accinsero a muoverli verso la nobile passione del patriotismo. — Il popolo italiano poca parte poteva prendere a tali tentativi, e vi sarebbe rimasto completamente indifferente qualora fosse stato tuttora ciò ch’era al principio di questo secolo. — Ma Mazzini lo aveva destato, e i liberali delle classi colte lo sapevano desto, sicchè non dubitavano che il primo grido di fuori lo straniero metterebbe a tutti in mano le armi.

E così si andava innanzi, lavorando ed aspettando una occasione per operare.

A persuadere Carlo Alberto di consacrarsi alla salute ed alla liberazione d’Italia, non era mestieri nè degli sforzi, nè delle istanze dei liberali. — Il re di Piemonte non aveva avuto durante la vita sua altro desiderio, altro scopo alla sua ambizione. — Appena gli fu svelato l’accordo stretto fra i liberali delle varie provincie d’Italia, ch’egli abbracciò con trasporto le loro viste, le loro speranze, e pose sè stesso, la sua famiglia, la sua casa e la sua corona, al servigio dell’indipendenza italiana.

Dinanzi a lui si apriva un nuovo orizzonte; ed era quello stesso dei sogni di sua gioventù. — Egli vi si precipitò baldanzoso, senza dare al passato un ultimo sguardo.

Gli Austriaci, sempre pronti a chiamare su di essi i colpi della avversa fortuna, nulla avevano imparato di quanto si leggeva a chiare note nel contegno degli Italiani. — Gli Italiani gemevano da più di 30 anni sotto il ferreo giogo della Casa di Absburgo; vi obbedivano perchè non era loro possibile la resistenza. — Dunque sin tanto che il giogo della Casa di Absburgo non scemerebbe nè di peso, nè di rigore, la obbedienza degli Italiani non poteva venir meno. — E per accertarsi che il giogo della Casa di Absburgo non diventava più leggiero, l’Imperatore ed i suoi ministri vi aggiunsero nuove catene. I pieni poteri delle polizie e dei loro agenti, i tribunali militari, dinanzi a cui erano condotte persino le donne, la esorbitanza delle imposte, tasse, multe, prestiti volontarii o forzosi, che in nulla differivano gli uni dagli altri, i sequestri, le prigionie, gli ostacoli sempre crescenti allo sviluppo del commercio e della industria in Italia, quel trattar sempre l’Italia come paese conquistato, cioè come