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verno francese, era un continuo rinforzo al partito austriaco. Al primo apparire dei Francesi, molti li avevano accolti con entusiasmo e favore, perchè la pesante monotonia del governo austriaco li aveva stancati. Ma tutti, o pressochè tutti coloro che non si erano accostati ai Francesi per altra più seria e più degna ragione, erano di nuovo arruolati fra i partigiani dell’Austria, e più non aspettavano se non un’occasione propizia per dichiararsi tali, e per ricondurre al di quà delle Alpi gli antichi padroni. Se io scrivessi la storia degli anni 1814 e 15, mostrerei quali e quante misere passioni, quanti stolidi interessi, e quanti bassi intrighi contribuirono a procurarci quell’ultima rovina. La guerra di Russia portò all’estremo il malcontento degli Italiani. E la infausta campagna, che terminò colla quasi intera disfatta delle armate francesi e con una leva in massa dell’Europa contro l’esausta Francia, offriva agli Italiani la sospirata occasione di rientrare sotto il dominio austriaco.
La situazione politica dell’Italia non era però esattamente la medesima di quelle tante altre volte, in cui l’Italia era passata da un dominio straniero ad un altro, durante i molti secoli scorsi dalla caduta dell’Impero di Occidente ai di nostri. — Le nuove dottrine inoculate nelle popolazioni dai principi della Casa d’Austria, e da Carlo di Borbone, non erano rimaste assolutamente sterili ed inoperose.
Molti ingegni studiosi, ed inclinati alle speculazioni astratte, le avevano ricevute come dottrine filosofiche, di cui cominciavano a travedere la possibile applicazione. — Nelle file del nostro esercito non pochi erano saliti a condizione elevata, e dubitavano che l’Austria li conservasse in quella. Tutti riconoscevano che le promesse di libertà, portate in Italia dalle legioni repubblicane francesi, non erano state mantenute: ma le promesse medesime, fatte al popolo francese dal successore del governo repubblicano, avevano avuto la stessa sorte; e di ciò tanto gli Italiani quanto i Francesi davano la colpa alla smisurata ambizione dell’imperatore Napoleone. — Nacque da tale convinzione l’episodio dei cento giorni in Francia, e in Italia diversi tentativi per sottrarsi alla tirannide imperiale, mediante la conquista di alcune istituzioni liberali, e senza ricadere sotto la tirannide austriaca. — Si voleva ringiovanire e vivificare il governo napoleonico e quello dei suoi congiunti in Italia coll’introdurvi l’elemento animatore della libertà. — Questo desiderio, da pochi di-