Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/49


45

ficie del nostro globo rientrarono in breve sulla scena sociale, e nei luoghi da esse anteriormente occupati. L’osservatore superficiale che fosse giunto dal 5 al 15 di questo secolo in Europa, e l’avesse percorsa senza conoscerne la recente storia, altro non avrebbe veduto ed inteso, se non che una nazione belligera e potente si provava a conquistare le altre nazioni tutte, e sembrava vicina a raggiungerne l’intento. — Non avrebbe esso certamente sognato che quella nazione conquistatrice aveva giurato poc’anzi di distruggere il culto, la nobiltà, l’eredità delle ricchezze, la ineguaglianza delle condizioni sociali, la guerra stessa, e proclamata la legge agraria, e versata a torrenti il proprio sangue per raggiungere quell’intento.

Egli è fuor di dubbio che nè la Francia dell’impero, nè i paesi da essa conquistati e ad essa incorporati, nulla godevano di quella libertà, che pochi anni innanzi i Francesi tenevano come altrettanto necessaria alla loro esistenza, quanto lo era l’aria che respiravano. — I trionfi delle armi loro li distraevano dalle perdite fatte, ed erano il loro solo compenso. — Gli Italiani poi, che non avevano partecipato alla febbre rivoluzionaria dei Francesi, nè divise le loro infinite speranze, non erano caduti dalla medesima altezza. Quando erano diventati Francesi, essi avevano inteso soltanto che più non erano Austriaci, e non avevano prestata molta fede alle promesse di libertà illimitata che ad essi portavano i conquistatori. — Perciò accettavano il potere imperiale francese a un dipresso come avevano accettato l’austriaco. — I novatori o liberali e i conservatori non erano però più così precisamente ripartiti fra la Francia e l’Austria, come lo erano stati al primo apparire dei tre colori francesi. Partigiani dei Francesi erano quelli che amavano le novità, gli ambiziosi di titoli, di autorità e di fama, le imaginazioni fervide, che inclinano al lusso, allo sfarzo e a tutto ciò che abbaglia il volgo; gli amatori di conversazioni, di piaceri e di eleganze, fra i quali si possono noverare un gran numero di giovani e colte donne; gli animi guerrieri e le menti affette di scetticismo che vedevano con dolore la superstizione popolare e la suprema influenza posseduta da un clero ignorante e scostumato; infine tutti coloro che amavano veramente lo studio e le scienze, e che rifuggivano al tutto da quello spirito di aristocrazia austriaca, il quale non tiene in alcun conto il valore morale ed intellettuale dell’uomo, e non gli permette di contendere