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come l’appannaggio del principe ereditario della Casa borbonica seduto sul trono spagnuolo. — La rivoluzione francese non ebbe in Italia grandi effetti, e non vi produsse quella commozione che si vide in altre contrade. — Gli ingegni più svegliati, arditi, ed amanti di cose nuove ripetevano enfaticamente gli assiomi e le massime rivoluzionarie, ch’erano state messe in così terribile pratica dai Francesi; ma le accettavano come dottrine filosofiche o legali, e non con quella entusiastica e robusta fede con cui le avevano concepite, confessate ed insegnate i Francesi. — Gli ingegni elevati, colti e profondi avevano scoperte e formulate quelle stesse verità prima ancora che la Francia le proclamasse; ma le consideravano come superiori alla intelligenza dei popoli, e pericolose alla salute sociale. — Le idee rivoluzionarie insomma, che formavano in Francia la regola imprescrittibile del vivere di ognuno, degli atti quotidiani, e di ogni umano sentimento, erano pei liberali italiani idee giuste, vere, ma astratte. — Il Francese voleva praticarle tutte, sempre e ad ogni costo; gli Italiani le credevano impraticabili. Per gli Italiani (mi si perdoni il ripeterlo) la principale conseguenza della rivoluzione e dell’Impero francese era il cangiamento di dominio, la ritirata dell’Austria, e la occupazione francese; e questi fatti già si erano prodotti altre volte.

Quando ebbero luogo le prime vittorie dei Francesi in Italia, la repubblica non si era per anco trasformata in Impero, e i conquistatori vestivano tuttora la foggia e parlavano il linguaggio di liberatori. — I liberali italiani composero dunque il partito francese, e gli amici delle viete cose, quelli che oggi chiameremmo conservatori, si strinsero intorno all’austriaco vessillo. Tale divisione degli animi durò sino al 1814 e 15, non per altra cagione, se non perchè era nata sotto l’impressione delle massime rivoluzionarie, che proferivano i conquistatori dell’anno primo e secondo di questo secolo.

In breve però tacquero quelle massime: cessarono le dimostrazioni repubblicane; i nomi, gli abbigliamenti, e le mobiglie che i Francesi avevano raccolto nelle memorie greche, latine, fenicie, frigie, galliche, ecc. fecero nuovamente luogo a nomi ed oggetti che meglio convenivano ai costumi moderni. L’Italia non assistette se non al tramonto di quella rivoluzione, che sembrava dovere svellere dalle radici il vecchio universo per sostituirvi un altro universo da essa creato. Le cose condannate come vecchie a scomparire dalla super-