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teriale operosità, avevamo serbato il vecchio abito di considerare i fasti militari e la forza materiale come cose troppo basse e grossolane per noi, ed andavamo illudendoci col supporre che gli armati, da noi chiamati a vincere i nostri nemici, fossero tuttora le squadre mercenarie dei condottieri che ne servivano mediante rimunerazione pecuniaria, e di cui disponevamo a nostro capriccio, e secondo ne dettava la nostra avvedutezza e il nostro superiore ingegno. Gli effetti di una troppo prolungata civiltà pesavano sopra di noi. La giovine vigoria delle nazioni germaniche non ci aveva rinnovata la tempra qualche poco sdruscita. — Verso il finire dello scorso secolo, la coltura italiana abbondava nelle classi superiori della società, ma la qualità di essa non ne eguagliava la quantità.

Le arti e le lettere non brillavano nè per originalità, nè per profondità o gravità. Si credeva supplire a questi esausti pregi coll’imitazione degli stranieri, e con puerilità. — La fede religiosa aveva subito molti assalti, e non li aveva sostenuti degnamente, almeno fra la gente colta. — Ma la superstizione popolare nulla aveva deposto della sua intrinseca fierezza, nè della proverbiale sua cecità. — Insomma gli effetti di tanti secoli, vissuti senza che gli Italiani si proponessero un oggetto degno dell’operosità e dei sacrifizi di una nazione, cominciavano ad essere sentiti dagli Italiani stessi, che si erano insensibilmente ridotti ad occupare una situazione inferiore fra le nazioni dell’Europa, e questa situazione andava sempre più declinando. — Il legame che stringeva assieme gli abitanti di uno Stato e li costituiva in nazioni non era mai stato stretto da noi. — I Veneziani vedevano nei Genovesi i loro più fieri nemici e i loro più in tollerabili rivali. — I Lombardi temevano la rapacità dei Savoiardi e Piemontesi; ed il famoso detto dell’articiocco li spingeva a cercare ora nel Tedesco ed ora nel Francese un difensore contro il temuto conquistatore. — La piccola Toscana, lungamente spezzata in tanti Stati quante erano le sue città, non aveva cominciato a fondersi in uno Stato solo se non dopo l’installazione di un arciduca austriaco come suo sovrano. — Il papa aveva in ogni tempo dato agli Italiani il letale esempio di chiamare lo straniero a sostenere le sue pretensioni e a difenderlo dai signori romagnuoli. — Il regno di Napoli, invaso dai Normanni e dagli Angiovini, non aveva mai conosciuto indipendenze, e non sapeva ancora di far parte d’Italia. — La Sicilia, greca