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con poco rispetto e poca benevolenza. Così non accade; e di ciò dobbiamo rendere infinite grazie al nostro governo, e specialmente agli uomini di stato che diressero la nostra rappresentanza diplomatica, e che seppero fare all’Italia un posto nuovo negli annali della storia di Europa, un posto onorevole e degno. Le amicizie politiche sono per lo più di fragile tessitura, mentre le nimicizie, che ad esse corrispondono, hanno profonde e saldissime radici. — Era dunque assai da temere che dopo il 59, o nel corso degli anni che gli succedettero, si allentassero, anzi si rompessero i legami della nostra alleanza colla Francia, e che la vendetta austriaca, trovandoci spogliati delle protezione francese, ne perseguitasse sin che ne avesse ridotto nel pristino stato di suoi schiavi. — Se così fosse accaduto, potevamo lottare, e lottare con gloria, ma presto o tardi avremmo dovuto soccombere.

Accadde appunto tutto all’opposto. — Sebbene noi non tenessimo conto alcuno degli impegni assunti in nome nostro dall’imperatore Napoleone nella pace di Villafranca, la protezione di lui non ne venne mai meno, e per conseguenza la nostra alleanza colla Francia non subì alterazione di sorta. — E tale persistenza non ebbe per effetto di indisporre contro di noi le altre potenze poco benevole verso la Francia o di essa gelose. — L’Inghilterra si manteneva nostra amica nei limiti da essa tracciati sino dal 48, vale a dire in tutto ciò che non implicava il di lei concorso a mano armata. — La Russia, che si astenne dal partecipare ad impresa alcuna che avesse per oggetto il danno nostro, non indugiò lungamente a riconoscere la nostra esistenza come nazione indipendente di diritto e di fatto; la Prussia, versando in gravi emergenze, cercava la nostra alleanza; e quell’Austria stessa che, un anno fa, sosteneva colle armi i pretesi o sognati suoi diritti sopra di noi, oggi costretta a rinunziarvi, li confessa non fondati in ragione, ma protesta di volere in avvenire farsi un’amica di quella Italia che pretendeva testè ridurre in ischiavitù. — Forse non si esprimono così apertamente nè l’Imperator d’Austria, nè i suoi ministri; ma se si leggono i vari periodici austriaci, si vedranno tali sentimenti e tali concetti espressi nei modi per noi più lusinghieri. — Insomma l’Europa intera ne porge oggi la mano. — Quell’Italia soggetta sempre ora dell’uno ora dell’altro, sempre discorde fra le varie sue parti, da tutti derisa e scher-