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fu combattuta dai Napoletani quanto da tutte le altre popolazioni Italiane, e nessun episodio fu narrato sin qui che testimoniasse della timidezza imputata ai Napoletani — Le nostre sventure durante quella guerra furono la conseguenza della poca esperienza o della incapacità di alcuni capi, non già del difetto di valore della bassa forza; e fra i generali di una certa età e di un certo grado, quello che forse più d’ogni altro diede di sè, del suo sapere del suo valore prove migliori, si fu un generale Napoletano, il Nunziante, Duca di Mignano — La classe che in Napoli si è mostrata sin qui meno intelligente dei proprii interessi, e meno tenera di quelli del paese, è la così detta aristocrazia — In Napoli si trovano meglio distinte che altrove le tre classi sociali che compongono oggidì le nazioni civili; la aristocrazia cioè; la borghesia, o classe di mezzo, ed il popolo — Sotto il dominio dei Borboni, la prima e l’ultima erano le predilette della corte; quella perchè rassomigliava e conseguentemente simpatizzava di più coi membri della reale famiglia; sì gli uni che gli altri ignoravano presso che tutto ciò che avrebbero dovuto conoscere; consideravano questa loro ignoranza come un privilegio della elevata loro condizione, e guardavano con ischerno e compassione agli sforzi che le classi inferiori facevano per acquistare il sapere ossia come quelli dicevano per guadagnarsi il pane — La famiglia reale e la aristocrazia avevano comuni gli interessi, le speranze, i desiderii, i timori — Il godimento materiale della vita, l’incremento delle loro ricchezze; la soddisfazione della puerile loro vanità componevano lo scopo della loro esistenza — La nobiltà Napoletana stava attaccata alla stirpe Borbonica, come a quella inesausta sorgente di godimenti, e di onori che ne accarezzavano la vanità; mentre il sovrano e la famiglia di lui si specchiavano nella nobiltà, come in quella classe di persone che si divertiva dei divertimenti loro, nulla desiderava di ciò ch’essi temevano, e dalla cui bocca non esciva parola che contrastasse coi loro pensieri.
La classe infima della plebe Napoletana occupava il secondo posto nelle reali affezioni. — Romorosa nelle sue dimostrazioni, ma inocua nelle sue azioni, la plebe dei così detti Lazzari fanatica come presso che tutte le ignoranti moltitudini, era assolutamente in balìa del clero e dei frati che la volgevano e rivolgevano a loro capriccio. — Il re sapeva qual uso facesse il clero di tanto dominio, e si maneggiava