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natura alla sterilità, cioè a non estendersi mai al di là del piccol centro che le diede la vita; e se la opposizione piemontese nel parlamento spiega talvolta proporzioni ragguardevoli, ciò accade per circostanze fortuite, e non già perchè s’ingrossi il numero dei Permanenti. Il numero di questi andrà anzi sempre più scemando, secondochè si stancheranno dell’isolamento in cui si sono posti, e dell’obblio in cui vanno cadendo. Un pronto ed aperto ritorno a sentimenti migliori, un abbandono esplicito delle loro indebite pretese, e dell’aria minacciosa che presero in faccia al governo, possono solo redimere ancora quelli che persistono a presentarsi come i direttori e i capi della Permanente.

Da questo rapido esame dello stato delle fazioni politiche in Italia parmi si possa concludere, che lo spirito di parte non vi giunse ad un grado di sviluppo e di forza tale da svegliare i timori dei veri amici d’Italia.— Il fatto è che gli italiani si lasciano trasportare dalla vivacità del loro carattere e delle loro passioni, e dalla naturale loro disposizione a criticare e censurare tutto ciò che viene presentato al giudizio loro; a proferire delle parole spesse volte violenti ed amare, che fanno supporre in essi sentimenti ostili al governo ed all’ordine di cose esistenti: sentimenti che in verità non esistono, o che si spengono nelle parole stesse che li esprimono. — Ciò che distingue gli italiani dagli altri popoli meridionali è questo, che alla vivacità della fantasia e delle passioni, comune ad essi tutti, gli italiani accoppiano una forte dose di buon senso pratico, come si suol dire, che non appare sempre nei loro discorsi, ma fa sentire il suo impero quando si vuol passare dalla sfera delle parole a quella degli atti. Nonostante i lamenti degli uni, e le declamazioni degli altri, non v’ha per così dire italiano, che non sappia che tutte le piaghe di cui soffre oggi il paese, non sono imputabili al governo, e nulla hanno che fare con questa o quella forma di costituzione. Un paese che si regge e si governa coi propri rappresentanti, non può accusare de’ suoi danni che sè stesso, o le circostanze a sè stesso avverse. Gli italiani ben sanno che se il numero degli uomini di stato a cui si possa affidare la direzione degli affari nazionali è ristretto, esso non si accrescerebbe perchè alla monarchia subentrasse la repubblica, e perchè un presidente occupasse il seggio ora riserbato al re. Gli italiani ben sanno che la composizione delle camere, in cui nessuno riesce a formare una maggioranza dure-