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litici, e della patria servitù, se per uno di quelli accidenti, impossibili a prevedersi, si trovassero un giorno assunti al potere: vedrebbero ben tosto, con qual fondamento supposero che i malcontenti di un governo monarchico dovessero essere partigiani divoti di un governo repubblicano. E siccome i repubblicani, che ora suppungo assunti al potere, non potrebbero nè prodigare gli onori e gli impieghi agli oziosi, nè contentarsi delle spontanee largizioni di coloro che si sdegnano contro il regolare sistema delle imposte, nè pesare ed apprezzare il valore di ogni singolo cittadino colla bilancia della sua individuale ambizione; i repubblicani saliti in seggio si vedrebbero tosto abbandonati da coloro che li seguivano un tempo, non perchè ne dividessero le opinioni, ma perchè li consideravano come malcontenti di ciò che non era di loro soddisfazione.
A parer mio lo spirito di parte propriamente detto non esiste in Italia, per quanto si riferisce alla fazione repubblicana.
In tutti i paesi che furono subitamente sconvolti da rivoluzioni politiche, e che mutarono rapidamente un reggimento in un altro affatto opposto, rimangono certe memorie, certe abitudini, certe tendenze a vedere e a giudicare ogni cosa sotto l’aspetto in cui si sarebbero vedute e giudicate altre volte, certa facilità di obliare gli inconvenienti del distrutto governo, e di anteporlo a quello che gli è subentrato, i cui difetti, perchè presenti, appaiono assai più odiosi di quelli di cui più non esiste che la memoria; e da tutte queste abitudini, da queste tendenze, da queste memorie nasce una fazione politica, che ha per oggetto il ritorno al passato, e da cui si dà nome di retrograda, o di partito della reazione, perchè i suoi seguaci reagiscono difatti contro il primo e forse esagerato amore dei mutamenti e delle novità che producono le rivoluzioni. — Questo ritorno alle idee e al modo di sentire del passato, fu quasi sempre la vera cagione degli eccessi a cui si portarono troppo sovente i novatori, o rivoluzionari, perchè il pensiero di ricadere nell’abisso, da cui con tanti sacrifizi, e con tanti sforzi riescirono di recente ad uscire, sembra ad essi la maggiore sventura e la più vergognosa catastrofe che mai possa loro accadere; cosicchè i retrogradi sono dai novatori considerati come propri nemici e nemici della pubblica salvezza, e fra gli uni e gli altri si accendono le ire più implacabili e violenti.
Da noi non esiste la fazione politicamente retrograda, e perciò