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ad essi era stato insegnato dalle loro madri? La stampa non è forse piuttosto licenziosa che libera? Il diritto di riunione non fu esso sempre rispettato, sino a che non divenne sinonimo di disordine?

Ed oggi ancora, dopo tanti sfortunati esperimenti, un tal diritto non è forse mantenuto, e ristretto soltanto in particolari circostanze, in casi affatto eccezionali? Le elezioni dei deputati al parlamento non sono esse così libere, che vediamo poi la camera stessa, formata da quelle, cassarne un gran numero? Non parlerò della stranezza delle opinioni così rappresentate nel parlamento: ricorderò solo che vi fu una elezione cassata dalla camera, perchè l’eletto aveva subito condanne infamanti, non già per delitti politici, ma per delitti ordinari, e che il governo italiano non era intervenuto ad impedirla, fidando pazientemente nella revisione parlamentare. Credo che così facendo il governo seguisse religiosamente la via che gli tracciava lo statuto e la legge elettorale; ma, io ripeto per la centesima volta, vi sono dei paesi e dei tempi in cui la stretta legalità può essere fonte di gravi danni.

Una gran parte degli uomini che ne governano, e la real famiglia intorno alla quale va stringendosi l’Italia, governarono sino al 59 un picciol paese, una picciola, ma forte e saggia popolazione: quindi si trovarono quasi magicamente trasportati alla testa di una nazione di oltre venti milioni di anime, sparse lungo la penisola italica, colla missione di formare uno stato compatto di tanti stati divisi, e spesso stati nemici fra di loro; di comporli a nazione; di correggere, o, diciamo meglio, di distruggere i letali effetti di tanti secoli di servitù e di pessimo reggimento; di dotare le provincie annesse dei benefizi di una civiltà, da cui i loro governi assoluti e tirannici le avevano tenute deliberatamente lontane, e al tempo stesso di difendersi dai nemici che tuttora rimanevano sul nostro territorio, e di metterci in grado di scacciarnelo al più presto. Tutto ciò richiedeva ingenti somme di danaro; attività straordinaria; acutezza d’intelletto, prudenza instancabile, impero assoluto sulle proprie passioni, che mai non debbono dominare l’uomo di stato; coraggio a tutta prova, sì morale che fisico, sagacità, perspicacia, prontezza e sicurezza di concetto, fermezza e precisione nell’esecuzione dei ponderati disegni, disinteresse personale, probità riconosciuta, onoratezza, lealtà, veracità, ossia avversione invincibile alla menzogna. Tali sono,