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Ognuno che voglia solo per poco riflettervi comprende subito che quello ch’io ne dissi dee naturalmente succedere. La terra dimagrita, ma però scaldata, col frammischiarsi alla vergine e sugosa, inzuppasi dirò così del grasso di questa la quale facendosi meno dura, tenace, compatta, comunica a quella il suo grasso, e rendesi disposta a comunicarlo alle piante. Troverete chi vi dice che questa terra vergine, perché frigida troppo, e forse non grassa quanto supponesi, non porge nutrimento alle piante, le quali per ciò ingialliscono, e non danno frutto, come si è veduto, e vedesi accadere di frequente. Ma se farete l’operazione in autunno, e lascerete che la terra nuova sciolgasi pel ghiaccio, e sia in primavera pria di seminarvi riscaldata bene dal sole, ne avrete nell’estate, od almen certo nel susseguente anno, ed indi per più altri, buono ed abbondante raccolto. Posso anche intorno a ciò chiamare in testimonio esperienza. Reputo superfluo il dire che le piante, se trovansi in terra mossa a molta profondità, gettano ben fonde e dilatano le radici senza impedimento, e che, facendosi per ciò forti, e continuando a ricevere nutrimento dal basso dove l’arsura non può arrivare, non ricevono da questa verun danno, ma sì piuttosto vantaggio.