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cavato denaro, od almeno per via di cambio sia sicuro d’avere a buon mercato quelle cose, di cui esso abbisogna. Ma chi non ha sicurezza di ambi questi vantaggi, chi non è in istato di procurarseli con facilità, può assai volte ritrovarsi in grande imbarazzo, vedere fallite le sue speranze, e invece di guadagno averne perdita grande. Ciò avviene di necessità ivi dove si manca di strade comode, e per la pochezza de’ mercadanti non vi è concorrenza.

La massima suppone che ogni producente sappia, e possa del denaro che ritrae dalla vendita del genere prezioso usare saggiamente. Ma quanti sono al mondo quelli che sappiano e possano sempre fare del danaro buon uso? La cotidiana esperienza ne insegna, che l’uomo quando ne ha teme poco di spenderne una parte in superfluo. Specialmente il povero vuole allora godere, e far godere a’ suoi, qualche momento di contentezza. Spende un poco più in cibo, in bevanda, in vestiti, in mobilie, in passatempi. Il bisogno credesi lontano, e quando giunge, la borsa è vota.

E che avverrà poi se la natura non seconda l’industria del coltivatore? se uno de’ mille accidenti che guastano ognicosa, riduce a pochissimo il frutto che se ne attendeva? Il ricco potrà supplire con altro al difetto che nasce dalla disgrazia;