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DI FRANCESCO REDI. 91

ch’oggi comunemente in Toscana per ischerzo sien chiamati Uccellacci.

Non ragioniam di lor, ma guarda, e passa,
e volentieri desisto favellarne, perchè so molto bene quanto sieno a voi in ira, o Signor Lorenzo, e per lo contrario ognun sa, quanto voi saggiamente siete cauto, ed avveduto in non credere alla bella prima tutto ciò, che ne’ libri de’ Filosofi si trova scritto, se dove non s’arriva con le geometriche dimostrazioni, forza di possenti argumenti, o replicate esperienze maturamente non ve lo persuadono; ond’io spero, che l’Istoria, la quale v’è stato imposto di compilare di quelle naturali esperienze, che da tanti, e tanti anni in qua fannosi con nobile, e glorioso passatempo nella Filosofica Accademia della Corte di Toscana, sia per ricevere ogni applauso da tutti coloro, che da dovero sono della verità amatori. E questo sia il termine di così lunga, e tediosa lettera, non volendo per somiglianti bagattelle portarvi più noia, ne farvi perder più tempo.

Che ’l perder tempo, a chi più sa più spiace.