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DI FRANCESCO REDI. 79

larmente nelle Vipere, e tanto più, che Nicandro dettolo avea, e trovasi confermato da Galeno in più luoghi, da Plinio, da Paolo Egineta, da Serapione, da Avicenna, e da Lucrezio, che filosofando cantò

Est itaque, vt serpens hominis quæ tacta salivis
     Disperit, ac sese mandendo conficit ipsa.

E questi Antichi sono stati secondati da molti Moderni, e particolarmente dal Cardinal Ponzetto, da Bertruccio Bolognese, dal Gesnero, dal Zacuto, da Tommaso Campanella, da Marc’Antonio Alaimo, da Lelio Bisciola, e dal dottissimo, e celebratissimo Ulisse Aldrovando, il quale non solo tenne per fermo, che la saliva dell’uomo ammazz’i Serpenti, ma volle anco discorrervi sopra, e darne la ragione, riducendola in fine, a quel vano, e chimerico nome della tanto decantata antipatia; Ma Pier Giovanni Fabro, e Marc’Aurelio Severino poco prezzandola, addussero per efficacissima cagione il Sale Armoniaco, del quale pienissima dissero ogni sorte di saliva, ma sopra tutte l’umana. Io rinchiusi dunque sei Vipere scelte in una grande