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di sangue, e con altri efficaci rimedi, son di parere, che rimanendo soffocato, farebbe vera una parte del detto di Avenzoar. Forse in quell’anticha età non era menzogna, come oggi è, ciò che racconta Marc’Aurelio Severino, che i capponi morsi, ed ammazzati dalle Vipere, e mangiati da coloro, che anno la febbre quartana, sieno un sicuro medicamento per estinguer quel fuoco febbrile, che per lo spazio di molt’, e molt’anni suol ostinatamente mantenersi vivo negli umani corpi, a dispetto di tutti que’ rimedi, che da’ Medici sono somministrati.

Or per tornar colà, di dove s’era deviato il mio scrivere, parve degno da investigare, se veramente quel velenifero liquore, che scaturisce dalle guaine de’ denti, sia a quelle tramandato (come crede con molt’altri Baldo Angelo Abati, e trà più moderni l’eruditissimo Samuel Bocharto nella sua dottissima Geografia Sacra) dalla conserva del fiele mediante alcuni piccolissimi condotti, che alla testa arrivano, e benche verso questi più, e più volte io aguzzassi le ciglia