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DI FRANCESCO REDI. 29

ne si son cotti, e mangiati allegramente tutti quanti que’ buoni pollastri, e piccioni, e tutti gli altri animali, che le Vipere aveano morsi, che che si dica il Mattiolo non potersi ciò fare senza manifesto pericolo di veleno; e per tor via ogni dubbio, ed ogni scrupolo de’ crudi ancora, ed allora allora dalle Vipere ammazzati, ne ho fatti mangiare ad un cane, ad una civetta, ed ad uno di quegli uccelli di rapina, che gheppi sogliamo chiamare. Si è parimente esperimentato, che le spaventose, orribili, e micidiali frecce del Bantan’ ferendo conducono in brev’ora a morte, ma beuto il vino, o altro liquore, in cui per molti giorni sieno state infuse, non apporta una minima alterazione alla sanità. Leggesi nel sopracitato libro della Triaca a Pisone, che i Dalmati, ed i Saci avvelenavano i dardi fregandovi sopra l’Elenio, e con quelli anche leggiermente piagando, purchè toccassero il sangue, uccidevano, avvegnachè l’Elenio a mangiarlo fosse loro un cibo innocentissimo, ed i Cervi, e l’altre fiere uccise con quei dardi si mangiassero per tutti sicuramente.