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18 OSSERVAZ. INT. ALLE VIPERE

lebbo perlato. Ed il seguente giorno, con tre Vipere attorcigliate insieme, fece di nuovo il medesimo giuoco, senza una paura al mondo; ed avea ben ragione di non temere, perchè.

Temer si dee di sole quelle cose,
     Ch’anno potenza di far’ altrui male,
     Dell’altre no, che non son paurose.

Per lo che anch’io quattro capi di Vipera semivivi, e di sangue grondanti, e lordi, tuffai in una tazza d’acqua, e con una lancetta trinciai tutti i mollami del palato, e delle ganasce, e scaturir ne feci quanto più d’umidità v’era, a segno tale, che l’acqua ne divenne spumosa, torbida, e schifa, e poscia quasi tutta coll’imbuto la cacciai nello stomaco d’un capretto, e quel residuo, che n’avanzò, si fu la bevanda di un’Anitra assettata, e quello, e questa non anno mai dato contrassegno di veleno.

Non sarà dunque temerità il dire, che s’ingannarono Alberto Magno, l’eruditissimo Mercuriale, il sottilissimo Capo di Vacca, ed il celeberrimo Zacuto dicendo, che il vino, in