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sono alcuni, per così dire, radi, e lunghi pungiglioni, de’ quali tien guarnito il dorso a foggia d’un Istrice. Questi pungiglioni si sollevano da esso dorso ben dritti, e intirizziti, mantenendosi sempre ugualmente distanti come per guardia dell’Animale; e per quanto ho veduto, posso credere, che non si abbassino mai, come sogliono abbassarsi i peli degli altri animali pelosi. Non vi è dunque alcuno, che con l’occhio nudo possa distinguer bene queste bestiuole per animali viventi, ancorchè si trovino in tanto, e così gran numero nel formaggio vecchio.

Che meglio conterei ciascuna foglia
Quando l’Autunno gli Arbori ne spoglia.

Ed in esso formaggio rodendo, e mangiando fanno talvolta le buche così grandi, che se ne potrebbe cavar un oncia di essi Tarli, che arriverebbono al numero di molti milioni.

Questi Tarli non istanno solamente nel formaggio, ma ancora sopra tutte le frutte dolci, e seccate, come fichi, zibibo, uve passe, susine, mandorle, pinocchi, semi di popone mondi, riso, ed altre cose di simil genere, infettando ancora i Canditi, le Conserve, i Cotognati, i Lattuarj, e tutte l’altre Confetture degli Speziali, che se non sono ben tenute serrate, e ben custodite, e bene spesso riviste, servono a’ tripudj, e gavazzamenti di queste bestiuolucciacce invisibili, che si annidano quasi sopra tutto il commestibile.

I Caciaiuoli questa così gran quantità di animalucciacci, non ne sapendo altro, la chiamano la polvere