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ranci, o di Rose incarnate, mescolata con una conveniente porzioncella di Mercurio precipitato rosso.

Quì avea pensato di terminare lo strano Paradosso di questa Lettera; ma essendomi improvvisamente venuto capriccio di volerlo dare alle Stampe, prego la bontà di V. S. Illustriss. a permettermi, che io ci aggiunga uno abbozzo compendioso di spiegazione per quell’altre poche figure, che son delineate in compagnia di quella del Pellicello.

Nella Fig. V. è rappresentato nella sua natural grandezza il Tarlo, che abita ordinariamente ne legni duri, e per suo nutrimento gli rode. Questo così fatto Tarlo è generato da quegli Scarafaggi grandi, e neri morati, che in cima al capo anno due corna, o antenne lunghissime fatte a nodi, come si può vedere nella Fig. VI. Da’ Contadini Livornesi son chiamati Scarafaggi Peraiuoli, perchè volentieri mangiano le Pere, e per lo più ronzano intorno a’ loro alberi, e ad altri di simil natura. Quando adunque dallo Scarafaggio maschio sono state gallate l’uova alla Scarafaggessa femmina, ella se ne va a depositarle, come in un nido, non solamente sopra le fessure, e gli screpoli de’ grossi tronchi del legname di già tagliato, e che in qualche parte abbia cominciato a guastarsi, e corrompersi; ma ancora nelle fessure del legname morticino, ed anco in quelle delle scorze de medesimi alberi verdi, e vegetanti. Da ciascuno di questi mentovati uovicini, in breve tempo, cioè in tre, o quattro giorni al più, nasce un piccolo vermicciuolo, o Tarlo, il quale da principio va rodendo appoco ap-