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virtù morali, se questa non è la prima, le si avvicina moltissimo, e resto fortemente meravigliato, che il Fortis (in cui su certi propositi si può temere qualche benigna esagerazione) non ne abbia fatto un minimo cenno. Lo stesso accade in occasione della mortalità de’ Bovi: Scambievolmente fra’ Morlacchi si ripara al danno sofferto.

Usavano una volta i Morlacchi incavare nella terra certi granai schiacciati a guisa di cipolle, come gli antichi Germani, forse perchè, (per le continue guerre, che avevano) non fosse ritrovato il grano dal nemico, cui potesse servir di nutrimento. Pochi passi distante da Sign si trova ancora un granajo di questa sorte, che quando fu scoperto, dava moltissima lusinga di racchiuder qualche cosa di prezioso, ma fu trovato voto. I granai di oggidì, che si chiamano da’ Morlacchi Cosci, sono fatti in forma di canestre ovali, od altra forma, che si pongono dalla parte opposta de’ focolari, o sopra i focolari stessi in una soffitta, fatta da taluni non solo a questo fine, ma perchè ella serva ancora di Guardarobba. I granai de’ più benestanti sogliono alle volte fabbricarsi all’aperto, come una picciola capanna senza fondamenti, sicchè si possono trasportare da un luogo all’altro. Questi granai sono fatti di tegole, che in nostra lingua si chiamano Scimle, e non Zimble, come scrive il poco fido Interprete Fortis.

Quasi tutti i vasi inservienti alla cucina de’ Morlacchi sono pentole di terra, e tanto i mobili, che adoprano essi per mangiare, come quelli per bere, sono tutti di legno. V’è una specie di bariletto, che si chiama Fuçia, in cui le Morlacche, o legandoselo con una fune dietro le spalle, o ponendoselo sopra il capo, vanno a prender l’acqua da’ luoghi più vi-