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al certo; peraltro non mi passerebbe mai per la mente di far sopra questo punto una Dissertazione.

E per tornare d’onde partii, dopo il giro di cinque, o sei Lune, che come dicemmo, i bambinelli si sono tenuti involti nella rascia, oltre l’esser vestiti di un camicciotto (che si comincia por loro in dosso dopo qualche giorno, che sono nati) si vestono di un giubberello di rascia pure, ed in piedi un pajo di calze di lana, dippoi si lasciano serpeggiare per terra nelle proprie capanne, ed ora serpendo, ora a guisa de’ quadrupedi gindosene carponi, imparano coll’andar del tempo per mezzo della Natura, loro unica guida a camminare ritti, come tutti gli altri uomini, ed allora, non pria, come dice il Fortis1 si veggono errare pe’ campi. Che se anche qualche bambino avanti di acquistar l’uso di camminare ritto in su due piedi, si vedesse per qualche accidental combinazione errar à quattro gambe pe’ campi, non si deve per questo a precipizio far una generale diduzione, che tutti vanno errando così. Questo è come se, vedendosi vagar un fanciullo fra Bovi, si volesse dir, che tutti i fanciulli vanno confusamente errando co’ Bovi stessi.

Usano alcuni fanciulli Morlacchi arrivar alla età di tredici, e quattordici anni, senza cominciar a vestir le brache, in vece di cui loro basta una camiccia, che arrivi, od oltrepassi le ginocchia. Si uniformano con ciò in parte al costume degl’Indiani, che per lo clima caldo vanno nudi fino alla pubertà: arrivando poi a quella, quando i sensi cominciano a combatterli stimano bene gl’Indiani di coprirsi, ed i Mor-

  1. Vol. I. p. 81.