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ti ricerche fu causa, che il povero Nasich sene fuggì in fretta dagli Stati Austriaci. Ritornatosene in Turchia per colorare vieppiù la sua impostura, si cominciò spacciar per Medico, il che gli giovò per alquanto tempo. Ma temendo sempre di essere scoperto, si trasferì a Venezia, e da di là a Padova, già quattro anni, ove io mi trovava, come al presente pure, allo studio. Esso faceva credere a tutti di essere Maomettano, e che illuminato da una Potenza sopranaturale andava a ricever il Battesimo a Roma, e non con somma difficoltà gli riuscì di vender lucciole per lanterne. Mi fu fatto credere, che allora qualche divoto di Padova in benemerenza della conversione alla nostra Fede, gli volesse assegnare il mantenimento per tutto il corso della sua vita, purchè si fermasse seco lui, ma esso giudicò più opportuno dopo il cumulo di qualche dozina di Zechini di partirsene per Roma, avendosi anche accorto, che io lo conosceva. Vi fu un importuno, ed imprudente Prete, che voleva, io facessi una giurata fede di conoscerlo, nè so a qual fine, non ebbe però il piacere di ottenere il suo intento. Filippo Nasich a Roma fece buona giornata, e fu compatito, per quanto si udiva dire, da sua Santità Clemente Decimoquarto, allora Regnante. Da Roma passò a Napoli, ove si vuol, che sia presentemente in figura di custode alle porte di un Prencipe Napolitano. Non è pregio dell’opera il riferir degli altri inganni di questo Zingaro: Basta sapere, che di ugual pasta sono tutti i suoi Nazionali. Non è già per questo, ch’essi non si occupino qualche poco anche del lavoro della terra, e delle manifatture di ferro, che ordinariamente consistono in ferri, e chiodi da cavallo. I Fabri Morlacchi pell’orrore, che ànno per questa