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do il consueto volle darle il suo nome. Abbiamo dalle Istorie, che questo Imperatore si distinse dagli altri, anche per la magnificenza delle Opere pubbliche. Non sarebbe irragionevole congettura il sospettar, ch’egli abbia avuto il merito dell’acquedotto di Æquum. Ella è opera di lui veramente degna. Osservando i vestigi di questo acquedotto, che di tratto in tratto si lasciavan, e si lascian tuttora vedere, si venne in cognizione, che l’acqua venia condotta da sette miglia lontano. Ella era di ottima qualità, come vedemmo altrove, ed era tolta dal Fiumicello Peruchia, e seguitava il suo cammino dalla parte opposta della Cettina per due miglia in circa, indi attravversandola per mezzo di arcate nel luogo detto Silovizca, ove resta una nozion confusa, che vi fosse un Ponte, e trammezzando Valloni, arrivava finalmente ad Æquum. Nel luogo di Silovizca, oggidì per verità, nè v’è Ponte, ne vi son archi, bensì qualche ressiduo di antiche rovine. Ma essendovi da una parte, e dall’altra del Fiume in quel luogo vestigi di un acquedotto, eFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 chiaro, che ivi dovessero essere i suoi archi, è forse anche il Ponte insieme. Io non vorrei, che la mancanza de’ vestigi di questo acquedotto, che si scema di giorno in giorno, perchè viene scavato, facesse credere a qualche Barbassoro in avvenire, che io ciò scriva per far onore al proprio paese, in quella guisa che la mancanza delle vestigia del famoso acquedotto di Traiano, che si crede tolto alla cascata di Scardona, e condotto fino a Zara vecchia, fece scrivere al Fortis l’inesistenza di una tal opera, tacciando d’inesatezza il nostro Lucio, ed il Gliubavaz. Mi fu detto da Persone degne di fede, che alcuni ressidui di arcate si osservano ancora, laddove si suppone, che dovessero passare la acque di Trajano, ond’