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forse ella era una Città, di cui mi resta ignoto il nome. Non mi è riuscito peraltro di trovar veruna Iscrizione, poichè tutte, ed erano molte furono impiegate nella fabbrica del nuovo Convento de’ Calogeri. In un angolo della loro cucina, che molto eccede in nerezza la loro barba, leggesi questo frammento

PANES FECIT

SE VIVO SI

BI, ET SUIS FE

CIT.

Mi fu parlato di una Caverna a mezzo il Monte, situaro quasi perpendicolarmente sopra il Convento, ed andai a visitarla, ma dopo poco cammino convenne tornar indietro, poichè non avea meco i requisiti necessarj, per calarmi in giù da un’altezza di cinque, o sei passi. Fui assicurato da Calogeri, che penetrarono molto più addentro di me, che ivi si trova un Fiumicello sotterraneo, ed è quello, ch’esce fuori alle radici del Monte, e dopo meno di due tiri di moschetto si unisce colla Cettina. E come dopo l’angusto passo, per cui si entra nella Caverna vi sono vestigi di muraglie, i Calogeri conservano delle nojose Storielle, che ne’ primi tempi quello era il domicilio de’ loro Precessori, che facevano colà penitenza. Abbiamo osservato altrove di quante superstizioni riempian il capo de’ Morlacchi del loro rito su questo particolare. Ma questo sarebbe il meno, se non si abusassero della timida ignoranza de’ loro seguaci, de’ quali non sono già Sacerdoti, ma Padroni, e servendosi delle potenti armi della Scomunica intimoriscono il Popolo, che a guisa delle pecore corre die-