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intorno a due miglia. Tre di queste sorgenti mi comparvero degne di particolar attenzione. La prima che viene detta Glavasc è in forma di un Lago elittico, che dà maggior copia d’acqua di tutte le altre. Un pò più sotto di essa verso la parte del Monte v’è un Lago ascoso da una volta, che si vede stando all’infuori, da cui solamente di Verno esce l’acqua, e vi si pescano di molto squisite Trote. La seconda sorgente chiamata Jarebizca1 ch’è pur un profondissimo Lago, ma non tanto esteso, come il primo, giace mezzo ascoso fra dirupi, che lo circondano, senza la grata ombra degli Alberi, che vide il Fortis. Forse i Morlacchi, che sono capitali nemici degli Alberi stessi, come avremo l’agio di osservare altrove, non li avranno lasciati esistere fino al presente. Io gettai più volte de’ sassi in questo Lago, e passò sempre più di un minuto pria, che li perdessi di vista, senza che avessero toccato il fondo. Dicono gli

    Ora se anche dovessero farci autorità questi due ultimi versi del Padre Andrea Cadcich Miossich „(del quale fu pubblicata una raccolta, per parlare colle parole del Fortis (pag. 110. Vol. 2.) di Canzoni Eroiche Nazionali, quantunque egli n’abbia fatto la scelta con poco buon gusto, e con meno criterio vi abbia introdotto una quantità di cose inutili, ed apocrife)“ non però provano che il Kotar arrivasse sino alle acque di Cettina. Se uno dicesse, è allagata Padova fino a Verona, non si potrebbe conchiudere perciò, che il Territorio di Padova arriva insino a Verona, quando questo non divenisse un nuovo modo di ragionare.

  1. Il nome di Jarebizca gli venne da un Comandante Turco, che stava nelle sue vicinanze, e che si chiamava Begh Jarebicich.