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do, poichè non si sa da chi guardarsi. “ È cosa degna da essere osservata, che Socivizca dopo tanti strepitosi spogli, e macelli delle Caravane Turche, non fosse Padrone, quando si mise al quieto vìvere, più di secento Zecchini in circa, i quali, come ora vedemmo, dal Calogero suo Confessore, e parte dal suo cugino furongli depredati. Ma questo è, che quelli, nelle cui mani restano depositati, se ne prevalgono, e a ben considerare gli assassini, che arrischiano la vita, ànno sempre la minor parte de’ loro bottini, anzi al fine de’ conti restano miserabili. Questa miseria, che scoprivasi negli antichi Uscocchi, che depredavano incessantemente, e per mare, e per terra, spogliando ora questo, ed ora quello di considerabili summe di denaro, fece credere all’acuto Politico Fra Paolo Sarpi che vi fosse chi tenesse loro mano.1 L’indole degli Uscochi è passata negli Aiduzci de’ nostri giorni, colla differenza, che questi ultimi sono in minor copia, e per quel che si fa, non arrivano mai al numero di trenta, nè tolgono a viva forza, se non in fra’ Monti, e massacrano più volentieri i Turchi, che i Cristiani, e al contrario gli Uscocchi specialmente ne’ tempi ultimi delle loro Piraterie, non rispettavano nè Religione, nè Nazione. Soçivizca l’avea solamente
- ↑ Se un Morlacco accetta in casa uno, o più Aiduchi, in simil caso esso non tiene loro mano, e l’accusarlo di complicità sarebbe un distaccarsi dal retto pensare. Ma quelli, che sono indurati nella opinione di creder complici i Morlacchi, che ricevono nelle loro capanne gli Aiduchi, mi dicano, se (separati per così dire dal commercio intiero delle popolazioni) venissero essi visitati da una partita di Aiduchi, darebbono loro accetto nelle proprie capanne, o no? La ragione naturale abbastanza c’insegna quel, che ognuno, farebbe in tali incontri.