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ficoltà, perchè quaranta Persone ben armate, (come lo erano i Turchi) massacrassero otto Persone, che neppur aveano polvere da potersi difendere. I compagni di Socivizca cominciarono a fuggire chi per una parte, e chi per l’altra, pur nulla ostante tre di essi furono uccisi. Ma mirabile comparisce il valore di un certo Stojan Xexegl, che trincieratosi dietro un albero ammazzò un Turco, e ne ferì quattro, e avrebbe dato forse prove maggiori assai del suo valore, se la polvere non gli fosse mancata, e perciò restò trucidato da’ Turchi. Il pastore, che arrostiva il castrato per gli Aiduzci, fu massacrato anch’esso. Ma che sarà di Socivizca disarmato attorniato da quaranta Turchi armati? Osservò egli da qual parte venivano le schioppettate, e sen volò vero il fumo, sperando, che confuso in esso dileguar si potesse agli occhi de’ Turchi, e così si salvò. Pareva a’ Turchi ancora incredibile, che Socivizca fosse fuggito fra mezzo di essi, e cercavano, se fosse celato fra l’erba. Questo ultimo scampo di Socivizca, che si può annoverare fra’ suoi più destri, dimostra sempre più la sua svegliatezza d’ingegno, che avrebbesi molto perfezionato colla coltura. In questo frattempo si dubitava comunemente, che i Turchi col pretesto di andar a Montenero contro Steffano piccolo, che colà uno così erasi proclamato, non venissero a tradimento occupar le contrade della Cettina, come fecero in altri tempi, laonde per riguardi Politici del Principato erano poste le Guardie ai confini, composte dai Territoriali di Sign co’ loro Capi. Ciò consolava Socivizca oltre modo, per poter vendicar la morte de’ suoi valorosi compagni, che gli erano molto cari. Non potè eseguir però il suo intento, perchè i Turchi, come ognun sa, marciarono direttamente