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ciò in vano per tutto il Contado di Zara, quando finalmente fu avvertito, che Socivizca si attrovava a Ostrovizca, ove non mancò di portarsi in fretta, e lo trovò giocar a palle con un suo compagno, sendo briachi tutti e due. Il compagno di Socivizca restò ucciso, ed esso si mise a fuggire verso la Torre del diroccato Castello fatto su di un sasso di una elevata collina, ove si rinserrò. Uno de’ Panduri lo ferì in una coscia, ed e’ sarebbesi ben volentieri arreso, se una quantità de’ villici ubbriachi, che ritornavano da’ lavori de’ fieni di Campagna, colle forche di legno non si fossero opposti a’ Panduri, ed in tal modo procurarono lo scampo, e la vita al Socivizca. Esso frattanto così ferito, com’era quando si accorse, che i Panduri più non lo circondavano, montò subito a cavallo, e viaggiando sempre di notte, stette prima per qualche giorno da un pio Parocco per curarsi, poscia si ritirò in una Caverna sopra le sorgenti della Cettina, ch’è quella stessa, che io descrissi debolmente, nel principio delle mie Osservazioni. Ivi seguitò a curarsi per un mese in circa. Sembrava egli il Leone ammalato nella Tana per le continue visite, che aveva, colla differenza, che il Leone veniva visitato da tutte le Fiere, e Socivizca solamente da’ Lupi, voglio dire assassini suoi pari. Ma ricuperata la primiera salute, tornò ad unire una dozina de’ complici più per vendicarsi del torto fattogli dell’Arambassà de’ Panduri a Ostrovizca, che per insolentare i Turchi. Era una volta co’ diversi suoi compagni nello Stato Ottomano, quando gli si presentò un Turco, che avea procurato lo scampo ad un suo fratello, che si trovava presente. Socivizca, ed i compagni lo volevano morto; suo fratello non potendosi dimenticar il benefizio ricevuto lo vo-