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ricorsero all’Eccellentissimo General della Dalmazia, instando ne’ modi più urgenti, acciò lo facesse prendere, e ammazzare. Ma come si può prendere, od ammazzare un uomo in un luogo, dove nol v’è? I Turchi lo volevano in Dalmazia, e sempre si udivano succedere le sue ruberie in Turchia. Era il nome di Socivizca divenuto così terribile presso i Turchi, che come i fanciulli di tutto tremano nelle tenebre, o come i superstiziosi, che credono di vedere fantasmi, o spetri, che si fingono colla loro immaginazione, così i Turchi credevano di aver sempre Soçivizca avanti gli occhi. Ma la forza degli Ottomani non potè venir a capo di aver nelle mani uno, che gl’insultava entro i proprj confini? La scaltrezza con cui si diportava Socivizca faceva riuscir sempre vani tutti i loro tentativi. Un giorno era capace di ammazzar un Turco in un luogo, ed un’altro esserne per cinquanta miglia discosto. Viaggiava di notte, e riposava di giorno, e nel giro di dieci giorni scorreva alle volte più centinaja di miglia. Quà faceva uno spoglio, e là un’assassinio, e mentre si andavano divulgando le sue prodezze per ogni parte, si sospettava talotta, che elleno fossero di pure chimere. In tal guisa non si sapeva mai dove cercar questo Proteo, che cangiava ad ogn’istante situazione. Faceano la ronda le Guardie Turche pe’ Monti sì di notte, che di giorno per cogliere, se fosse possibile, questo nocivo animale, ma sempre in darno. Eravi un Turco nomato Curbek, che per isprezzo dava il nome di stanislava a Socivizca. Puoffurbacco!Fonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 Simil oltraggio Socivizca non poteva soffrire, e fremeva dallo sdegno, per non potersi vendicare. Ma incontratisi una volta a caso Socivizca con sei soli compagni, e Curbek con venti, si azzuffarono fieramente,