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la creaturina, di cui era incinta, si dovesse proclamar col cognome del Passà suo Padre. Pareva a Socivizca, che colla mutazione del Passà, esso dovesse ricuperar la sua famiglia, ma non vi fu mai caso. Dopo le molte infruttuose esperienze, nell’anno MODCCLXII si rivolse al seguente gioco di testa. È permesso di vagar liberamente per le Città Ottomane ai soli Calaicie, (che somigliano a que’ che volgarmente dicon Missinesi) cui è lecito di vender seta, ed altre bagattelluccie di questa sorte. Ciò era ben noto a Soçivizca. Esso dunque vestì uno de’ suoi compagni da venditor di seta, e provvedendolo sufficientemente di mercanzia di questo genere, lo inviò a Travnik. Frattanto più lentamente Soçivizca erasi incamminato con altri quattro compagni per altra strada, per aspettar l’esito in distanza di tre, o quattro miglia da Travnik. Non so per qual accidente i compagni lo abbandonarono, ed ei s’incontrò co’ tre Turchi, che cominciarono a sospettare, e rimbrottargli, ch’egli è un Aiduco. Socivizca, quando si vide in questo imbroglio, e che trovava poco sicuro lo scampo, cominciò scusarsi, e dir che in prova di non essere Aiduco, esso andava verso la Città di Prusazc, ch’era poco distante. I sospettosi Turchi dissero „ eh bene! andiamo in compagnia “. Socivizca s’incamminò con essi loro. Arrivati i Turchi ad un’acqua smontarono da’ loro cavalli per dissettarli. Socivizca allora, contro ogni loro aspettazione, sfoderando la Scimitara tagliò la testa ad uno di essi, e rinovando il colpo, fece lo stesso ad un altro, ch’erasi rivolto per veder cosa è successo. Il terzo era divenuto immobile a foggia di que’ uccelli, che vedendo lo Sparviere non si muovono più di luogo. Socivizca, presolo per mano, lo condusse in un bo-