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della seconda, Ma esso era anche molto scaltro. Non faceva mai del male a chi sapeva, che può nuocergli. Tale pell’ordinario è la massima di tutti gli Aiduzci. Ma ciò, che non ànno gli Aiduzci, possedeva Socivizca. L’accortezza del suo ingegno, la direzione, e la sveltezza valevano più, che de’ suoi compagni la forza. Esso insultava i Turchi in casa de’ Turchi stessi, che non sanno essere valorosi, che a casa propria a guisa de’ cani de’ nostri Morlacchi, s’è lecito di farne il paragone. La strepitosa rotta, ch’e’ diede alla già mentovata Caravana, non fece star per altro oziosi i Turchi, che vollero saper di lui. Si cerca Socivizca pe’ Monti, Socivizca pe’ piani, Soçivizca per Valli, Soçivizca per entro i boschi, e Socivizca passa per mezzo delle loro Città, e mercati. Esso, ed i suoi compagni si aveano procurato de’ Turbanti alla Turca, che portavan seco, e se si ponevano in capo, quando volevano passar per Turchi. Con questa trasformazione unitamente a qualche parola Turca, che sapean balbettare, mangiarono nel centro del mercato di Serraglio, ed era ben giusto, che si cibassero quelli, che stettero ore ventiquattro, e più a digiuno. Se poi i Turchi si accorgevano di queste loro trasformazioni, il loro esterminio era quasi certo. Ma chi li à da suppor tanto temerarj di passar in truppa per mezzo i mercati de’ Turchi? Partito Socivizca da Serraglio co’ suoi compagni arrivò in alcuni giorni a Dragovich, sette miglia più sotto le sorgenti della Cettina, ricovero di un Convento de’ Calogeri, e ricapito di tutti gli assassini di strada.1 Ivi lasciò ad un Calogero, nomato Ge-
- ↑ Tuttochè i Calogeri non abbiano rimorso di dar rifugio