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alquanti anni prima massacrar un suo fratello, a motivo di cui Socivizca come vedemmo, si addossò la indignazione de’ Turchi. Dopo essere stati posti in prigione, ben custoditi Socivizca, ed i fratelli, furono loro proposte due condizioni, o farsi Turchi, o lasciarsi impalare. Essi, cui non ben piaceva questa ultima gentilezza, si lasciaro più tosto circoncidere, e Socivizca prese il nome d’Ibraim. I due fratelli col tempo furono cavati dalla prigione, ed uno di essi era fatto Agà, titolo di qualche onore presso i Turchi. Ma l’Agà stimò meglio di rinunciar un tal onore, e di fuggirsene: lo stesso fece l’altro fratello. Allora il Passà fece raddoppiar i ceppi a Soçivizca con più gelosia, onde non gli rimanesse speranza immaginabile di liberarsene. Fingeva Socivizca di essere diventato un buon Turco, ma ciò non bastava. Egli che nella prigione istessa orgogliosamente parlava per lo avanti co’ Turchi, erasi reso docile; ma neppur ciò era bastante per la sua liberazione. Un giorno facendo i suoi soliti dialoghi co’ custodi della prigione, disse. „ Non mi piace già di essere condannato in prigione: Ò commesso de’ delitti, e me la ò meritata. Ma la quantità del soldo sotterrato ne’ Monti, e dato ad imprestito a’ miei Nazionali mi stà solamente a cuore. Se il Passà volesse potrebbe ricuperarlo. È certo, che senza di me non lo potrà riscuotere, poichè, può negar ciascuno di averlo avuto„. Le guardie con somma premura riferirono questo discorso al Passà. Esso avaro per natura (come lo sono comunemente i Turchi) comandò, che Socivizca si conducesse scortato da dieci Turchi da per tutto, ove additasse il denaro sotterrato. Passò Socivizca per molti luoghi, ove diceva di aver posto sotterra il soldo, e non si