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laonde da lunge andava osservando verso che parte era diretta. E perchè si supponeva, che Socivizca avesse i suoi esploratori, si pensò di far prender a’ Soldati un altro giro di strada, diversa dalla comune. Ma egli pel timore, trattandosi della propria vita, non si fidava, che di se stesso, e congetturò, che la compagnia de’ Crovati andasse certamente verso Imoschi, che che per indiretto cammino. Allora senza altro indugio e’ si pose a camminar alla disperata, ed ora trammezzando le spinose Valli, ora i dirupati Monti precedè l’arrivo de’ Soldati a Imoschi a tempo di avvisar la famiglia, che raccogliesse tutto ciò, che v’era di meglio in casa, e si dasse ad una veloce fuga. In tal modo nella sua casa, che allora fu distrutta, non fu trovata robba di gran prezzo. Ma prevedendo Socivizca, che la sua dimora nelle Tenute Venete potea recargli un fine funesto, giudicò consiglio ben conceputo cangiar tosto Dominio, e si trasferì con la famiglia nello stato Austriaco a Carlovatz verso il fiume Zermagna. Era poco addatato quel luogo per seguitar a viver colla massima di massacrar i Maomettani. Socivizca si era anche cangiato di molto. Visse colà per tre anni non interi con la sua famiglia, che componeva il numero di altre cinque Persone (cioè due fratelli, la moglie, un figlio, ed una figlia) senza molestar alcuno, e avrebbevi forse continuato così insino alla morte, se qualcuno, che poteva, per l’avidità dell’oro non lo avesse consegnato in mano de’ Turchi, unitamente a’ due Fratelli. Si dice, che pagò il fio chi fu capace di una tal arbitraria consegnazione. Cento de’ Turchi ricevettero Socivizca co’ suoi fratelli a Cuc, passata Udbina, ch’è verso le parti del triplice confine, e li condussero al Passà di Travnik, che avea fatto