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gnare, per aprir la vena, e si può accorciarla, ed allungarla a capriccio. La punta di essa è un po’ rotonda. Di questo strumento si servono molto i Turchi.

Nelle malattie poi, che portan seco pericolo di morte, i Morlacchi anno una presenza di spirito, più che Filosofica. Premesse le sacre rituali devozioni, se ne sta imperturbabile ciascuno di essi insino al punto, che cella di vivere. I parenti, e gli amici soglion tutti visitarlo negli ultimi momenti, e gli si dà da mangiare tutto ciò, che sa desiderare, acciò non muoja, se v’è il caso, col dispiacere di non essere stato soddisfatto negli estremi respiri. Usano in quest’incontri più di ogni altra cosa vino dolce, potendone ritrovare, e bagnata una spongia lo spremono a viva forza in bocca al moribondo. In mancanza di vino cercan cose le più dolci al palato di un sano, e che probabilmente non riescono nè dolci, nè amare al moribondo.

§. XXVII.

Funerali.

T
Osto che cessa di vivere l’ammalato, viene pianto ad alta voce da tutta la famiglia, con cui si accordano alcuni degli astanti, se vi sono, che piangono per accompagnar il punto. Ordinariamente il morto è solito pernottare in casa, ed i parenti, i vicini, e gli amici vanno a fargli compagnia, acciò non si avesse a male, se venisse abbandonato solo. In tal’incontri dev’esservi sempre uno, che sappia leggere qualche libro che non mal somiglia al Prato Fiorito, molto oppone ad accresce-