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gli si sloghino le ossa delle vertebre del collo. V’è una curiosa formula di far i brindisi alle Spose, ed anche gli Svatti fra loro equivocamente dicono le oscenità le più illecite, che l’uso permette in quest’incontri. Così fra’ Romani vi erano de’ fanciulli, che al tempo di Nozze, cantavano de’ versi libertini, e pieni di sale. Dopo che gli Svatti ànno pranzato, e che secondo il solito si sono affratellati con Bacco, la Sposa se ne va a pranzar co’ Diveri; e le Donne del parentado, non che le vicine, che concorrono alle Nozze mangiano ad una Tavola apparecchiata a parte da quella degli uomini, quasi eglino dassero troppa libertà alle Donne, mangiando insieme. Lo stesso si pratica co’ proprj figli di età, non ben matura. Era questo uso inumano, e severo anche fra’ Romani.1 Il dopo pranzo passano alle danze gli Svatti. Intanto un’altra compagnia, che danzava, mentre gli Svatti pranzavano, va a pranzare anch’essa, e così successivamente quasi tutti i giorni interi delle Nozze. Il primo giorno dopo lo Sposalizio si unisce subito dopo pranzo lo Sposo a diversi Svatti, e va per la Villa ammazzando de’ polli d’India, od altro, portandoli seco con violenza a quella famiglia, che non gli contribuì cosa veruna per le Nozze, ed in contracambio della violenza, che usa, dona del vino, che porta negli otri, e de’ pomi alle Nuore le più giovani. Il penultimo giorno delle Nozze, od in un altro a capriccio degli Svatti, si elegge uno, cui la comitiva