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Girolamo1 ed a quella di 2 asserisce con somma franchezza, che i Morlacchi di raro, o forse mai non mangian del vitello. Ma doveva osservare, che ciò, che succedeva ai tempi di San Girolamo, e di Tomco Marnavich, ora più non succede, voglio dire i costumi si sono cangiati, ed i Morlacchi mangian più tosto vitello, che carne di Bue.3 Terminata la cena, ove secondo il solito strabocchevolmente si à mangiato, e bevuto, i due Diveri accompagnano la Sposa all’appartamento matrimoniale, che suol essere un camerino fatto a bella posta. Lo Sposo dopo essersi congedato, e presa la benedizione dal Padre, se lo à, o da parenti in caso diverso, viene accompagnato dal Kum alla
- ↑ At in nostra Provincia scelus putant vitulos devorare. D. Hier. contra Jovin.
- ↑ Ad hanc diem Dalmatæ, quos peregrina vitia non infecere ab esu vitulorum non secus, ac ab immunda esca abborrent Jo. Tom. Marn. in op. ined. de Illirico Cæsaribusque Illiricis.
- ↑ Se i Morlacchi qualche volta non volessero mangiar vitello, e che loro sembrasse una empietà l’ammazzarlo, ciò proviene, perchè il vitello può servir loro col crescer degli anni per l’aratro, e da che non è più atto allo stesso, egli è ancora buono da mangiarsi. Ecco, che non ammazzandolo,
si ottengono due benefizj. Lessi non so dove, che Domiziano Imperatore si asteneva dal mangiar anche del Bue, che tanto giova, e Virgilio chiama tempi di empietà in cui si cominciò a mangiar del Bue.
. . . . . . . ante
impia quam cæsis gens est epulata Juvencis- Georg. 536.