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te, (nel che consiste la bravura di chi è capo della danza) ed ora viene convertito in elissi, ora in figura della lettera S, ora in un modo, ed ora in altro. Si divide alle volte il cerchio in tante copie a due a due, maschj, e femmine, e si pregia chi più resiste a far de’ salti sperticati, e a questo saltare dicesi skocçi gori, cioè salta su, non salti alti come traduce il Fortis. Veramente il trasporto de’ Morlacchi per questa danza è eccessivo, ma non la intra prendono giammai mal pasciuti, e stanchi, com’è di parere il Fortis. Ma come ànno ad essere mal pasciuti, se non si danza, che ne’ tempi delle maggiori festività, e chiasso, vale a dire di Natale, di Carnovale, nel tempo di Nozze ec? Dal che si può far anche una veridica deduzione, che le danze de’ Morlacchi sono utili al corpo per la digestione della strabbocchevole ripienezza dello stomaco, che in quelle occasioni senza dubbio succede, ed à torto il Fortis di credere, che producano malattie inflammatorie.

I givochi de’ Morlacchi sono atti a renderli agili, destri, e forti, e perciò non dovrebbero essere mal’intesi. L’agilità consiste a chi sa correr con più velocità, la destrezza a chi salta più da un luogo all’altro (e si trovano di quelli, che saltano dodici piedi Geometrici) e la fortezza a chi scaglia più lontano una pietra, che con istento si leva da terra. Conservansi ancora nel loro primiero stato i givochi delle giostre, e de’ cavalli, che ne’ tempi remotissimi ancora si usavano fra’ Morlacchi, ma i givochi di palla, di truco, e molti altri più non si sa cosa sieno.1

  1. Ovidio, che con molta precisione descrisse alcuni costumi de’