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Ve’ là certuni Dalmatin’ Voivode,
Che appena giunti dell’Italia ai lidi
Italiani si fanno, ed àn rossore
Di chiamarsi Slavoni1. I loro crini
Tagliano tosto, e pongon la parrucca:
Portan Capello, in vece del Turbante,
Più che di fretta radono i mostacci,
Gettan di seta le lor fascie a parte,
Spoglian le belle vesti di Scarlatto,
Sprezzan Marame2 ricamate di oro,
I bei bottoni, le Jeçerme,3 e tutti
I cerchj grandi di purgato argento.4
Ma perchè questo, oh Dio, vedermi tocca!
Metton poi vesti, che divise in due
Le son di dietro5; e le calzette in piedi
Portan costoro, come fan le Donne.
Per non aver più de’ Campioni il segno,
Piastre di argento, e le preziose Pietre
An già deposte; e le dorate penne,
E gli achi di or all’Italiana il tutto
Àn convertito: La Dalmazia intiera,
E quanto più oltre Slavonia si estende,

  1. Questo nome di Slavoni, che significa gloriosi, gl’Italiani, che non sapevan pronunciarlo, lo convertirono in Schiavoni.
  2. Le Marame sono una specie di asciuttamani, curiosamente ricamati alle estremità.
  3. Le Jeçerme sonno le giubbe.
  4. Questi cerchi, che sono gli ornamenti delle giubbe, chiamansi in Illirico Toki.
  5. Lo strapazzo più comune, che sogliono dare i Morlacchi agl’Italiani è di dir loro Lazmani raztrixena perkna, cioè Italiani dell’ano tagliato, per la ragione, che i Saioni degl’Italiani son divisi in mezzo per di dietro.