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rivar solamente alle ginocchia, arrivano insino i malleoli. Questi si legano sopra il bellico con una cordicella di lana, che passa internamente per l’estremità scavate a bella posta. Ànno un’apertura ne’ calzoni dalla parte delle calcagna, che se la chiudono con tanti uncinetti, fatti di filo di ottone. Guai al Morlacco, che portasse calze in piedi! È sicuro di divenir lo zimbello di tutti i suoi compatriotti. Ànno abborrimento per le calze, a motivo, che le portan le femmine, ed essi non vogliono essere effeminati per verun conto. Portano in piedi una specie di coturno di lana, che arriva insino alle estremità de’ calzoni, ed a questi danno il nome di Nascivaçe1 cui sovrapongono una mezza scarpetta, chiamata napursgniak. Le loro scarpe chiamansi opanke: La suola di queste è di cuojo crudo di Bue: all’estremità della suola vengono annesse tante cordicelle di cuojo crudo di montone, pecora, od altro di questo genere, chiamate opute, che formano la parte superiore della scarpa. Poco vi entran le calcagna nelle opanke. Una lunga oputa, che si gira per di sotto i malleoli attorno i piedi, fa le veci di una Fibbia. Si racconta, che un Morlacco restò scandolezzato di non trovar questa sorte di scarpe a Venezia, e tacciò di bugiardi coloro, che gli avean fatto credere, che a Venezia si trova di tutto. Sogliono variare qualche poco i vestiti ne’ tempi di State, ma tutta la variazione consiste, che in vece de’ calzoni ben assetti,

  1. Nascivaçe è termine derivato da Nadscit, che vuol dir cucir sopra. Le Nascivaçe sono que’ pezzi de’ coturni, che si vedono fuori della scarpa, attaccati però alla scarpetta interna.