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mesi dell’anno viene riposto in un profondissimo obblio, e così vicendevolmente di anno in anno torna ad obbliarsi, e sorgere.

Tutti i lavori de’ Morlacchi sì di State, che di Verno finiscono nel seminar, e raccor le biade. Se si unisca a ciò la cura, che ànno pe’ loro animali, non v’è altra briga, che occupi gli animi loro; perciò nel Verno, riempiendosi bene la pancia, fanno per lo più una vita sedentaria, e formando un semicerchio attorno il focolare,1 ove si riscaldano, raccontansi scambievolmente delle Storielle schifose, non lasciando da parte anche le vere, riguardanti alla Istoria della nostra Nazione. Le Istorielle, di cui s’imbevono i figli dai Padri, le tramandano a’ nipoti, e così successivamente, di modo, che per tradizione si conservano tutti i fatti antichi i più memorabili, che si alterano secondo la passione di chi li racconta.

Una sana massima de’ Morlacchi è di tener, più che si può, unite le famiglie, facendo un ottimo riflesso, che la disunione è causa della rovina. Non è rara cosa per questo, che molte famiglie arrivino al numero di trenta persone, alcune a quaranta, ed alcune altre a settanta, ma queste ultime si potrebbon facilmente numerare. Le Donne, come da per

    Morlacchi. Alcuni pongono, in dubbio, se Marco Kraglievich vi sia mai stato. Io direi di sì. Non vorrei peraltro farmi mallevadore di tutte quelle azioni Eroiche, che di lui cantano i Morlacchi.

  1. Io non dirò, che di State i Morlacchi si riscaldino al foco, come usano di Verno. Non è naturale, che quelli, ch’espongono, occorrendo, i nudi petti al rigore del Verno, vadino a procurarsi un superfluo, e nojoso caldo di State.