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usati, — armi a fuoco portatili, d’ogni modello, da quelle a focaia sino a quelle caricantisi per la culatta, non esclusa una carabina-revolver, — lancie e scudi a profusione, — ornamenti ed arredi sacri in argento e rame, malconci e sformati, — croci di ottone d’ogni dimensione, a centinaia, — libri amarici a mucchi, — gingilli di metallo da appendersi alle testiere dei cavalli, — due mitrie dell’abuna, — polveri e munizioni d’ogni sorta, — bicchieri in osso, di corno, fiaschi e bicchieri in vetro d’ogni forma e d’ogni colore..... insomma una raccolta da degradarne il ghetto meglio fornito.

Anche la chiesa di Magdalà, come tutte le altre da Antalo in poi, era a base circolare e tetto conico, con un tamburo interno in muratura, ed un corridoio, le cui pareti erano affatto nude di dipinti. Presso la porta della chiesa, era sospesa, ad una trave sostenuta da due pali, una campana in bronzo.

Il cadavere del re era stato sepolto il giorno 14 in una fossa scavata nel corridoio.


Il giorno 16 la valle del Bascilo e la salita all’altipiano di Talanta offrivano uno spettacolo ben curioso, e in pari tempo ben triste: ventimila indigeni, per la maggior parte donne, vecchi e bambini, si accalcavano su quella strada laceri, piangenti, affamati, offrendo allo sguardo tutta la immensa varietà delle miserie umane. Erano gli avanzi dell’esercito di re Teodoro, erano le famiglie dei soldati che avevano seguito fino all’ultimo la fortuna del re; camminavano carichi delle loro poche masserizie, spingendosi innanzi, a grande stento, un numero sterminato di muli e di somari pure carichi. Le fatiche della marcia e il calore eccessivo della giornata avevano posto il colmo a privazioni e dolori, sopportati da Dio sa quanto tempo; e si vedevano, ad ogni tratto, piccoli gruppi di famiglie intere staccarsi dalla strada per trascinarsi fin sotto un albero ed implorare di là, con grida e con pianti, la pietà dei compagni e il refrigerio di un po’ d’acqua: qua e là era qualcuno che moriva, e i parenti gli si accalcavano intorno coprendo coi loro urli i suoi ultimi gemiti, strappandosi i capelli, battendosi il petto con pietre; dovunque era un gridare, un chiamarsi, un piangere continuo.

E frattanto, le montagne vicine si coprivano, di tratto in tratto, di Gallas venuti per vendicare su questi sgraziati il sangue dei loro fratelli rimasti vittime della crudeltà di re Teodoro; e i distac-