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22 la spedizione inglese


Si cercò subito di por riparo a così gravi inconvenienti; e si decise infatti di congedare tutti i conducenti reclutati in Egitto, di chiamare in loro vece altrettanti Indiani, e di dare i posti d’ispettori a graduati di truppa. Ma questa riforma richiedeva tempo, e frattanto bisognava provvedere senza indugio al servizio dei trasporti.

È facile immaginarsi come potè procedere nei primi tempi questo servizio. La costanza, l’energia, la tenacità degli ufficiali inglesi trionfarono, poco alla volta, di tutto; ma la celerità stessa colla quale fu condotta la spedizione fece sì che i vantaggi del migliore ordinamento non si poterono apprezzare che nelle marcie di ritorno, come fu già accennato parlando del provvigionamento.

Le malattie e le morti dei quadrupedi salirono, nei primi tempi, a proporzioni inquietanti. Già sin dal principio, per un equivoco assai difficile a spiegarsi, erano giunti alla baia d’Annesley bastimenti carichi di muli, mentre non erano ancora stabiliti i condensatori per la produzione dell’acqua potabile: le povere bestie, appena sbarcate sulla spiaggia, si erano facilmente sottratte alla svogliata e scarsissima sorveglianza dei conducenti, per trascinarsi verso l’interno in cerca d’acqua e di cibo; ma, già spossate dalle fatiche del lungo viaggio, avevano ben presto finito per ammorbare col puzzo dei loro cadaveri le adiacenze del campo.

Le fatiche non interrotte, qualche cattivo modello di basto, la poca perizia dei conducenti, la quasi totale assenza di servizio veterinario, contribuirono anche più tardi e per un certo tempo, a mantenere lo stato sanitario dei quadrupedi in condizioni poco soddisfacenti.

Fatto sta che il numero d’animali che si dovettero provvedere per la spedizione fu quasi il doppio del previsto, e che il servizio dei trasporti usò e in gran parte consumò:

16000 muli;

6000 cammelli;

1600 cavalli;

1800 asini;

7000 bullocks;

44 elefanti.