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că Piluzio a trăit o vreme oarecare in Moldova”1; V. A. Urechie però osserva con ragione che „multă carte românească nu scia Piluzzio (sic) judecând dupa opera lui”, ed aggiunge che Papa Clemente XIV decretò „că misionarii catolici să fie supuși, după șése luni de ședere în o țéră, la esamen de limba acelei țeri și de nu o vor sci, să fie isgoniți de acolo.”2.

Ad un tale esame, (e sia pur contro l’opinione del Gaster, che mostra di prender sul serio il dialetto (!!) del Monsignore italiano spropositante) ci permetteremo di ritenere che il Piluzio avrebbe toccato una solennissima bocciatura! Buon per lui che il decreto del Papa uscì qualche anno dopo la pubblicazione del suo capolavoro italo-moldavo-dialettale-ciuchesco! Altrimenti addio visite apostoliche in Moldavia, addio conversazioni cavoiacee con Miron Costin! Tanto più che, a farlo apposta, quel decreto si direbbe ispirato a Clemente proprio dal suo Katekismo!

Ma sarà tempo di dir qualcosa di questo Monsignore, ch’è (ironia della sorte!) considerato oramai come uno dei più antichi e perciò interessanti scrittori rumeni, ed il cui Katekism con tutti i suoi spropositi, trova posto persin nei manuali scolastici di letteratura rumena. V. A. Urechie ne tratteggia così la biografia: „Nel Memoriale della Chiesa Cattolica di Iași è segnato col nome di Vito Piluzzio (sic). Nacque a Vignanello e fu (sempre secondo il citato memoriale) due volte prefetto della Chiesa cattolica di Iași: la prima nel 1769, il 1683 la seconda.” La sua missione in Rumania si collega ad una serie di fatti che conviene brevemente esporre. ,,Verso il 1644, travolto a quanto pare anche lui nel movimento culturale promosso dal Metropolita Varlaam e da Vasile Lupu Vodă, l’Arcivescovo di Marcianopoli [cioè, a quanto pare, Mons. Marco Bandini] ch’era pur anco Visitatore Apostolico della Moldavia, si decise ad aprire a Iasjd una scuola di confessione cattolica, per contrapporla a quella ortodossa voivodale ed alla propaganda calvinista. A tale scopo fece venire dei gesuiti a prendere il posto dei Conventuali, ai quali fino allora era stata affi-

  1. Schițee, de Istoria Literaturei Române, de V. A. Urechie, Bucuresci, 1885 I, 204:
  2. La sua importanza è soprattutto dovuta al fatto che rappresenta appena il secondo libro rumeno stampato con caratteri latini. Cfr. Urechie, op. cit., p. 36.