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viamo infatti la traduzione del Manoil dedicata proprio a lui (τῷ πανευγενεστάτῳ κυρίῳ Ἰωάννῃ Βακαρέσκουλῳ) il che ci conferma nell’opinione espressa dal Iorga,1 che al Văcărescu risalga il merito di aver confortato il Manoil ad intraprendere il non facile compito. Ritengo per certo che il Văcărescu ne avesse notizia anche prima, giacché non mi par concepibile che a Brașov, dove s’era recato per ragioni politiche della più alta importanza avesse il tempo e la voglia di mandar giù i due non piccoli volumi del Giovine Istruito; ma anche ciato e non concesso che ne avesse appresa l’esistenza dalla bocca stessa del Manoil, e non avesse fatto altro che incoraggiarlo ad eseguire una traduzione che il Manoil aveva già in animo d’intraprendere; non è interessante il vedere a Brașov, attorno alla persona del monarca che aveva messo di moda la nostra lingua alla Corte di Vienna, il „boiero” rumeno entusiasta del Metastasio (Ienăchiță Văcărescu) ed il greco allievo dell’Università di Padova (Ἀντόνιος Μανουήλ) comunicare in italiano coll’imperatore e concertare insieme la traduzione d’un libro italiano?

A titolo di curiosità bibliografica riportiam qui il titolo della traduzion greca del Manoil:

[Biblioteca Acad. Române. A. 5591.]


ΤΡΟ´ΠΑΙΟΝ | ΤΗ῀Σ | Ο᾿ΡΘΟΔΟ´ΞΟΣ ΠΙ´ΣΤΕΩΣ. | ΠΟ ´ΝΗΜΑ | Α᾿ΝΤΟΝΙ´ΟΥ ΜΑΝΟΥΗ`Λ | ΤΟΥ῀ Ε᾿Ν | ΜΟΛΔΟΒΛΑΧΙ´Α, | ΜΕΓΑ´ΛΟΥ ΣΕΡΔΑ´ΡΗ ΧΡΗΜΑΤΙ´ΣΑΝΤΟΣ. | Τὰ μὲν ἐν τῷ κειμένῳ μεθαφρασθέντα ἐξ Ἰταλικοῦ, τὰ δὲ ἐν | τοῖς σημειώμασι συλλεχθέντα ἐκ διαφόρων Ἐκκλησιαστικῶν καὶ ἐξωτερικῶν Συγ | γραφέων, καὶ προσφυῶς ἐφαρμοσθέντα πρὸς ἁπόδειξιν τῆς ἐυσεβείας, | καὶ ἀναίρεσιν τῶν φληνάρων δυσσεβῶν. | Νῦν πρῶτον τύποις ἐκδοθὲν, δαπάνῃ τοῦ αὐτοῦ καὶ ἀφιερωθὲν | ΤΩͺ῀ ΠΑΝΕΥΓΕΝΕΣΤΑ´ΤΩͺ Α᾿ΡΧΟΝΤΙ | ΜΕΓΑ´ΛΩͺ ΣΠΑΘΑ´ΡΗͺ | ΙΩΑ´ΝΝΗͺ ΒΑΚΑΡΕ´ΣΚΟΥΛΩͺ. | Συνδρομῇ δὲ καὶ φιλοπόνῳ σπουδῇ, τοῦ τιμιωτάτου ἐν Πραγματευταῖς | ΚΥΡΙ´ΟΥ ΔΕΜΗΤΡΙ´ΟΥ ΠΑΥ´ΛΟΥ | Εὐπατρίδου, τῆς ἐν Ἡπείρῳ πρωτευούσης πόλεως | Ι᾿ΩΑΝΝΙ´ΝΩΝ. || Ἐν Βιέννῃ τῆς Ἀουστρίας, 1791. | Ε᾿Κ ΤΗ῀Σ ΤΥΠΟΓΡΑΦΙ´ΑΣ Ι᾿ΩΣΗ´Φ ΤΟΥ῀ ΒΑΟΥΜΑΥΣΤΕ´ΡΟΥ. [Esemplare riccamente rilegato in pelle

  1. Cfr. Iorga, Ist. lit. rum. in sec. XVIII-lea, II, 136, nota 7 e Buciumul român, II, 347— 8.