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esprimendosi a un di presso così (ed era uomo intelligente molto): „Quanto a me” — disse — „non sento il bisoqno di andare a leggere nelle storie chi sieno i Moldavi. Da un gran numero di lodevoli usanze che ho ritrovate presso di loro, argomento subito l’origine del popolo: come p. es. dal loro trasporto per i banchetti (ottima usanza secondo Monsignore!) dal tenere a che la donna non passi prima dell’uomo sul sentiero o sulla via battuta, dal mangiar volentieri cavolo tutto l’anno, coll’unica differenza che i Moldavi lo preferiscon salato, mentre gl’italiani lo mangian sì d’estate come d’inverno senza farlo inacidire, ed altre molte usanze di tal genere. Tutte queste cose trovan riscontro in Italia, e basta guardare in viso i Moldavi per riconoscere il sangue.” Molto mi meravigliaron” — aggiunge il Costin — „le parole di quel vescovo che mi giungevano così a proposito per la mia Storia”1

ζ) Romanità mezzo d’attrazione nell’orbita cattolica. — Ascendente culturale dei prelati italiani. — Altri influssi ecclesiastici. — Traduzioni di opere ascetiche italiane. — Dizionari e grammatiche.

Ciò che qui c’interessa non è certo la sostanza dei paragoni tra i costumi dei due popoli, assolutamente insignificante e, quel ch’è peggio, non sempre esatta; ma il veder tête-à-tête, in una stanza remota della casa di Miron Costin, un boiero rumeno ed un vescovo italiano intrattenersi dell’origine comune dei loro popoli, ciò che è tanto più importante a rilevare, in quanto quel boiero è anche uno storico ed uno dei primi a sostenere contro gli scrittori polacchi l’origine latina della sua gente. A Monsignor vescovo d’altra parte, che non dimenticava neppur nei più cordiali colloquii con gli amici, la ragion vera per cui si trovava in Moldavia, faceva comodo l’insister su quella parentela, per venire al quatenus dell’attrazion dei Rumeni nell’orbita della Chiesa Cattolica, depositaria e continuatrice dell’imperialismo romano. Una tattica non diversa aveva seguita assai prima Innocenzo III nella corrispondenza citata con Ionita e gli altri imperatori de’ Bulgari e dei Valacchi. D’altronde, malgrado la loro avversione per i „papistași”, in Rumania si riconosceva allora (e si riconosce anche oggi che le condizioni del clero ortodosso

  1. Miron Costin, Opere complecte, cd. V. A. Urechia, București, 1886, I, 385—386.