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probabilmente italiani dal Iorga1. Abbastanza numerosi troviamo invece i missionarii italiani fra i domenicani, che, nel secolo XIII attesero in Transilvania (o per esser più esatti ai confini, oscillanti allora, dell’Ungheria) alla predicazione e alla propaganda cattolica, specie fra i Tartari e i Cumani, e discretamente numerosi anche fra i minoriti, che, dopo il 1324, presero in Ungheria il posto dei domenicani. Minorità era infatti senza alcun dubbio quel Padre Antonio da Spalato, che, fu, per quanto io mi sappia, il primo italiano a conoscer l’idioma de’ suoi fratelli latini della riva sinistra del Danubio, e che, intorno al 1350, si presentava alla Curia colla buona notizia della conversione al Cattolicesimo di buona parte „della gran nazione dei Vlachi che vivono circa la frontiera ungherese, verso i Tartari”2 e chiedeva nel contempo al S. Padre la dignità vescovile sul nuovo gregge ritornato ai paschi d’Engaddi, allegando d’esser già stato più volte missionario in quelle parti e di conoscer „la lingua di quel popolo semplice.”3 Se non che, il vescovo della nuova diocesi essendo stato già nominato, per questa volta tanto, il nostro Padre Antonio dovè tornarsene con le trombe nel sacco.

β) Propaganda cattolica ai tempi di Mihnea-cel-Rău e di Petru Șchiopul (1508—1568).

Miglior terreno trovò in Rumania la propaganda cattolica nel secolo XVI ai tempi di Mihnea-cel-Rău (1508 — 1510) e Petru Șchiopul (1559—1568). Il primo infatti di codesti principi era cattolico egli stesso per essere stato cresciuto in codesta religione da sua madre che par fosse un’ungherese imparentata con Mattia Corvino; il secondo aveva sposato una cattolica levantina, e, un po’ per convinzione, un po’ per interesse, si mostrò assai propenso alla diffusione del cattolicismo nel suo Principato. La quale diffusione dal canto suo un po’ per la nuova attività

  1. Cfr. soprattutto il doc. VIII della Collezione Hurmuzaki (I-a, 8), in cui Clemente VI esorta i minoriti ungheresi a mandar delle missioni „in partibus Cumaniae et aliarum plurium nationum infidelium infra fines Regni Unngariae constitutis”, perchè la novella „plantacio”, su cui „lumen fidei elucescere iam coepit..., irrigante domino, continuum recipiat incrementum."
  2. Cfr. Iorga, Breve Storia, ecc., p. 39.
  3. Iorga, op. cit., p. 31.