Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
38 |
il regno d’Ipsilanti; e, se di Ragusa era quel Giovanni Iveglia1 che, per conto del Principe Ipsilanti, impostò e costruì a Braila le due navi richieste dalla Sublime Porta, italiano e veneziano della più bell’acqua era senza dubbio il pittore Giorgio Venier2, che, col dipinger nelle chiese e nei monasteri ortodossi le immagini dei liberali fondatori (rum. ctitorii, cfr. gr. κ) raggranellò una discreta fortuna e fu nel 1787 innalzato dal Voda al grado di archizugrav3
d) Influsso dell’arte decorativa italiana del Rinascimento su quella rumena.
α) Primi influssi: Mânăstirea Dealului — Arie Tipografica — Curtea de Argeș — Pietre sepolcrali.
Questi i pochi e poveri nomi di cui ho notizia. Ciò non ostante, oggi anche i più restii fra gli storici rumeni han finito coll’ammettere un influsso dell’arte italiana del Rinascimento su quella rumena dell’epoca di Stefano il Grande e Neagoe Basarab. Per ciò che riguarda il Monastero di Dealu (Mănăsterea Dealului) la cosa sembra al Iorga, evidente. „Già cominciava a sentirsi [ai tempi cioè di Stefano il Grande] nei principati rumeni l’influenza del rinascimento italiano. Nei fregi delle iscrizioni commemorative e sepolcrali4 dell’ultimo periodo del regno di Stefano, si veggon linee che non rassomigliano affatto a quelle del gotico tradizionale”5. Più tardi „Radu il Grande erigerà (1500— 01) il bel monastero di Dealu, presso Tîrgoviște, sua residenza, dove le line chee ornano il portale hanno un incontestabile carattere vene-
- ↑ N. Iorga, Ibid., p. 18. Cfr. anche Sulzer, Geschichte des transalpinischen Daciens, Wien, 1871, III, 51.
- ↑ N. IORGA, Ibid., p. 18 e V. A. Urechia, Istoria școalelor, I, 76— 78.
- ↑ Cioè, in altri termini, primo pittore di corte, arcipittore, o, se non vorremo fare al Venier l’oltraggio di paragonarlo— - sia pure soltanto nell’appellativo della sua carica — all’archipoeta di Leone X, protopittore!
- ↑ Come p. es. quelle di un tal Micota, di Ștefan-Vodă figlio di Alexandru (1117) e dell’egumeno Hariton (1536), di cui avremo di qui a poco occasione di parlare.
- ↑ N. Iorga, Breve Storia, ecc., pp. 79 - 80.