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nemiche. Del resto, anche prima che si decidesse a mandare a chiedere un medico alla Serenissima, Stefano si era affidato alle cure di un italiano, un tal Branco, siciliano e prete, del quale però, malgrado gli fosse stato mandato dall’Imperatore Massimiliano (o magari appunto per questo) non si fidava affatto, e lo diceva chiaro e tondo agli „amici suoi” veneziani, per bocca dell’ambasciatore venuto a chiedere alla Serenissima il medico che avrebbe dovuto sostituirlo. Di medici italiani del resto si servirono non il solo Stefano il Grande, ma anche molti de’ suoi successori, come p. es. Stefano IV il Giovane (Ștefaniță Vodă), Neagoe Basarab, ed Alexandru Lăpuşneanu ecc. ecc., chè abbiam detto non essere nostra intenzione far qui il censimento di tutti i medici che si recarono in Valachia e in Muntenia, abbandonando, per „disio d’onore” più che di sperate ricchezze, le fiorite piagge d’Italia. Sappiamo infatti da un documento della Marciana 1 come intorno al 1519, Antonio Paicalas, aratore” di Ștefăniță Vodă, approdasse a Venezia, e, pochi giorni dopo il suo arrivo, vestito di „panni d’oro” regalasse nella Sala del Gran Consiglio il Doge di non so quante pelli di zibellino e chiedesse il solito medico per il solito Voda ammalato. Quasi contemporaneamente, un documento dell’archivio veneto di Stato ci mostra alla corte del Voda di Valachia — mentre in Moldavia regnava Stefanità, in Valachia dominava Neagoe Basarab — un tal Girolamo Matievich „medico-ciroico” di Bagusa, del quale però Neagoe, che, a quanto pare crepava di salute, si serviva piuttosto come ambasciatore. Lo troviamo infatti il 1516 a Venezia, mandatovi dal Principe a farvi compere per suo conto 2. Di uno poi dei medici di Alessandro Lapușneanu (il Voda

  1. Biblioteca Marciana, Tom. XVII. Tale l’indicazione tutt’altro che esatta, con cui il documento è pubblicato in Hurmuzaki, op. cit., VIII, 45. Del medesimo ambasciatore si parla anche in un altro documento del 1519 (14 luglio): „Vene in Colegio l’Ambassador di’l Valacho a tuor licenza si voleva partir. Et fo ballottato donarli braze... domaschin lionato, per farli una vesta et fo risposto alla lettera dil suo signor.” Bibl. Marc. Tom. XXVII, Hurmuzakj, VIII, 46.
  2. Così il Iorga, Breve Storia ecc., p. 78. Quanto a me non conosco intorno al Matievich se non un documento (R. Arch. Veneto di Stato. Reg. priv. No. 2 Carta 75, Hurmuzaki, VIII, 45), in cui il Doge Leonardo Loredano „ritu solenni servato”, nomina il detto Matievich „ad honorem graduai et dignitatem equestris ordinis... ense, cingalo, calcaris aurcis solemniter de more accinctum, cum prerogativa, ut in posterum Miles splendidus cognominctur auctoritatemque liabeat